Immuni e app di tracciamento: il dilemma etico sulla privacy

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Negli ultimi giorni si sta dibattendo a livello mondiale sui protocolli di tracciamento del contagio da Covid-19. Molti governi hanno già preso provvedimenti al riguardo tramite l’utilizzo di app e strumenti digitali proprio per arginare il contagio attraverso un monitoraggio a distanza.

L’esperto privacy e data protection Massimo Giuriati, in qualità di Vice Presidente dell’Associazione internazionale ASSO DPO è stato intervistato sul tema da Radio BCS.

Anche in Italia si sta sviluppando in questi giorni un dilemma etico, che è stato portato fino in Parlamento. Si tratta proprio della scelta di utilizzo di Immuni, una nuova app appositamente pensata per arginare il contagio da Coronavirus e che tratta i nostri dati personali. La domanda che ci poniamo tutti è: l’utilizzo di questa app prevede il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali degli individui? E nel dubbio, è giusto utilizzarla comunque?

La parola al nostro esperto Massimo Giuriati.

Radio BCS: Un tema assolutamente di attualità e al contempo sconosciuto quello dell’utlizzo di app di tracciamento per il contenimento del contagio da Coronavirus. La domanda più diffusa in questi giorni: devo scaricarla l’applicazione oppure no?

Massimo Giuriati: Si tratta di un tema piuttosto delicato. Parliamo di un’app che non è obbligatoria o in termine giuridico coercibile. Quindi l’autorità pubblica non può imporre il suo utilizzo. Però, se per la mancanza di utilizzo dell’app si provoca la morte di qualcun altro allora la responsabilità individuale ne uscirà aggravata.

Radio BCS: Quindi un’app consigliata ma non obbligatoria?

Massimo Giuriati: Quando inizialmente il nostro Presidente regionale ha detto che sarà obbligatoria, gli ho scritto subito un messaggio e gli ho detto: caro Presidente, ricordiamoci che i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini alla protezione dei dati non possono essere intaccati dall’utilizzo di un’app.

Con il tempo abbiamo tutti fatto valutazioni etiche e morali. Se avete visto l’Unione Europea è intervenuta dicendo come dovrà essere quest’app e cosa bisognerà fare. È importante capire quindi come funziona. L’app non utilizzerà tecnologia GPS ma la tecnologia Bluetooth. Quindi il dispositivo mobile deve avere la connessione Bluetooth attiva per permettere all’app di funzionare e non traccerà i nostri spostamenti ma la vicinanza o meno di una persona potenzialmente infetta.

Se io incontro una persona e mi metto a chiacchierare con lei, e la distanza che interpongo tra me e questa persona è inferiore ai 2 metri e la conversazione dura più di 15 minuti, allora i due telefoni - se entrambe le persone hanno installato l’app - cominciano a interagire. Se io o la persona con cui ho parlato veniamo contagiati dal virus nei giorni successivi, ci arriva un alert che avvisa che potremmo aver incontrato una persona positiva al Coronavirus.

Radio BCS: Dove sta il problema della privacy, se non vengono tracciati gli spostamenti? Perché non la rendono obbligatoria, volendo?

Massimo Giuriati: Il problema vero è: chi vedrà e leggerà i miei dati? Si tratta di una società della quale stanno attualmente verificando i requisiti privacy. Ma poi dovranno mettere un’informativa privacy dal momento in cui scarichiamo l’app.

Radio BCS: Quando dovrebbe entrare in vigore tutto questo? Se entra in vigore.

Massimo Giuriati: Esatto, se entrerà in vigore. Sia Forza Italia che il PD sono d’accordo che l’app vada valutata in Parlamento proprio per il rischio che ha di intaccare i diritti e le libertà fondamentali, non solo della privacy ma anche della salute. C’è bisogno di un bilanciamento tra le due cose. Ecco perché è necessario che l’argomento sia dibattuto in maniera più approfondita.

Radio BCS: Non è facile prendere posizione. È giusto o non è giusto utilizzare quest’app?

Massimo Giuriati: Il bene comune è sicuramente superiore al bene individuale. Se prima avevo delle grosse perplessità adesso credo che l’app la scaricherò. Perché sarebbe un problema se io facessi ammalare qualcun altro. È una questione di altruismo. Anche nei confronti dei miei familiari. Io esco per lavoro e per la strada potrei incontrare qualcuno. Vado in farmacia o a fare la spesa. E non sai se quelli che incontri non sono infetti. Il rischio secondo me c’è. È una brutta emergenza quella che stiamo vivendo. Quindi temporaneamente secondo me dobbiamo un po’ “rinunciare” alla protezione del dato per il bene comune. A patto naturalmente che questa app, finita l’emergenza, non rimanga.

Radio BCS: Massimo, visto che ne stanno discutendo in Parlamento, c’è una data definita?

Massimo Giuriati: No, per il momento non c’è nulla.

Radio BCS: Quindi alla fine potrebbe non esserci nemmeno l’applicazione da scaricare?

Massimo Giuriati: Potrebbe non esserci.

Radio BCS: Quindi non c’è nulla di definito, alla fine è un pourparler?

Massimo Giuriati: Assolutamente. L’app esiste. Avete visto cosa succede in Corea. L’hanno utilizzata e ha portato dei notevoli vantaggi. Lì non hanno problemi di privacy, gliela impongono e basta. Però in una democrazia come la nostra il dibattito è acceso. A volte certe misure sono necessarie.

Radio BCS: È giusto o non è giusto utilizzarla? Dobbiamo informarci bene prima di fare una scelta.

Massimo Giuriati: Assolutamente. Credo che sia fondamentale continuare a leggere e informarsi. Quando arriva l’app e prima di provare a scaricarla dobbiamo però leggere l’informativa privacy. Dovrà esserci un’informativa per sapere come i nostri dati personali saranno trattati. Da chi e per quanto tempo.

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